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Una bella giornata

  • 26 feb
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 27 feb

È una bella giornata oggi. Fa caldo. Il sole è alto nel cielo e l’aria non si muove. Poche nuvole macchiano la volta azzurra con le loro forme candide. Estate. Cammino lentamente, senza fretta, ascoltando il ritmico “clap clap” delle infradito. Sono venuto via dalla spiaggia poco fa, avevo voglia di fare due passi. Prendo una boccata d’aria a pieni polmoni. Sì, è proprio una bella giornata. Ho ancora i capelli bagnati, il che di certo non mi dispiace considerando la temperatura. La strada è affollata. Un fiume di persone che vanno e vengono, camminando sul lungomare, fermandosi di tanto in tanto in qualche negozio. Una coppia di ragazzi mi passa accanto in bici, schivando me e gli altri passanti come fossimo birilli in un percorso ad ostacoli. Poco più avanti una bambina sta cercando di mangiare quello che è evidentemente un gelato troppo grande per lei. Con la sua piccola lingua riesce a malapena a lambire la pallina al cioccolato, motivo per cui ha naso e mento macchiati di marrone. <<Amore attenta>> le dice la madre pulendole il viso con un fazzoletto mentre passano i due ciclisti. C’è una discreta fila davanti alla gelateria, come sempre del resto. In coda c’è un gruppo di adolescenti che ridono. “Forse al ritorno mi fermo a prendere un cono”. Una macchina sulla destra mi abbaglia con il riflesso del sole distraendomi da quel pensiero. Gli occhiali da sole possono poco. Proseguo il mio cammino ripensando a qualche anno fa quando percorrevo quella strada senza mai apprezzare quello che vedevo. Era solo un mezzo per andare da un punto all’altro o un posto dove parlare, se la compagnia lo permetteva. Eppure non mi sono mai soffermato ad apprezzarla per quello che è. Mi accosto ad un negozio di abbigliamento. In vetrina, i manichini esposti hanno delle pose particolari e mi fanno sorridere. Il primo sembra offrire il palmo al compagno portandosi l’altra sulla fronte mentre il secondo ha le braccia lungo i fianchi con quello che sembra essere un atteggiamento stizzito. “Oh no, per carità! Quella maglia ti sta malissimo” mi immagino la discussione tra i due “Non mi interessa! E poi vogliamo parlare dei tuoi pantaloni?”. Ridendo tra me e me proseguo oltre trovandomi davanti ad una libreria. Decido di entrare. L’odore acerbo e aspro della carta stampata mi riempie i polmoni solleticandomi le narici. Nonostante la porta sia aperta, all’interno la temperatura è più bassa. Aria condizionata, un altro valido motivo per fare un giro all’interno. Lo sguardo inizia a vagare tra gli scaffali, perdendosi tra quei mille e uno colori che compongono le copertine dei libri esposti. Come al solito, sull’ingresso sono esposte le nuove uscite. Prendo in mano il primo che vedo: “La fuga”. “Un romanzo pragmatico dai risvolti drammatici che affronta le difficoltà della vita di un impiegato in piena crisi di mezza età in cerca di una via di fuga dalla società opprimente del giorno d'oggi” leggo sul retro del libro. Lo riposo nonostante la curiosità. Chi scrive le didascalie sa come attirare l’attenzione, o forse sono io a farmi attrarre troppo facilmente. Senza volerlo finisco nella sezione dei libri d’autore. Con gli occhi salto da un titolo all’altro mentre nella mente mi scorrono i ricordi di tutti quelli che ho già letto. Una ragazza mi passa accanto tutta concentrata stringendo a sé due libri. Probabilmente è alla ricerca di un terzo per completare il trio, chissà. Con la lentezza tipica di chi non ha nulla da fare se non soddisfare la propria curiosità completo il giro ed esco dal negozio trovandomi nuovamente immerso nella folla. Una piacevole cacofonia di voci raggiunge le mie orecchie. Un gruppo di ragazzini discute riguardo l’ultimo aggiornamento di chissà quale videogioco. Due ragazze mi passano davanti commentando ridendo il comportamento dello spasimante di una delle due. Un bambino piange da qualche parte in lontananza mentre sulla destra due cani abbaiano l’uno contro l’altro. Proseguendo sulla sinistra mi imbatto in un artista di strada intento a percuotere dei secchi a ritmo dell’ultima hit dell’estate. Il piccolo pubblico batte le mani a ritmo e una ragazza azzarda a cantare qualche parola. L’orologio sulla strada, grande e ben visibile da ogni punto, segna le 17:28. Ancora tre ore abbondanti al tramonto. Continuo a camminare volgendo lo sguardo verso il mare. Poche e pigre onde si accasciano sulla riva mentre il sole si riflette sulla superficie dell’acqua. Una barca sfida l’orizzonte dirigendosi verso l’infinito. Le lunghe fila di lettini ed ombrelloni a decorare, come viti in una vigna, la gialla spiaggia del litorale. Sul bagnasciuga padre e figlio giocano a palla mentre, poco più in là, un’animatrice coordina i cantieri di quella che sembrerebbe una gara di castelli di sabbia. Il telefono mi squilla. “Che fine hai fatto? Tra poco dobbiamo andare per prepararci per stasera”. È Marco. Già, oggi è proprio una bella giornata.

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